Il report redatto nei mesi scorsi dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sulle competenze digitali nella nostra isola ci ha fatto riflettere, come sempre si evidenzia la carenza cronica di adeguate risorse umane che hanno nel loro curriculum o nella loro vita un qualche tipo di competenze digitali, soprattutto se pensiamo alle competenze in materia digitale e tecnologia che servono alle imprese sarde che vogliono svilupparsi in un mondo sempre più digitale e connesso.
Ne abbiamo parlato in tante occasioni ma ci è sembrato interessante andare ad analizzare un pò nel dettaglio quelle che sono le carenze, supportati dai dati più recenti, capendo dove si può intervenire per restare al passo con la media nazionale e quella più avanti dell’Europa e del resto del mondo, cercando di rispondere alla domanda su come si può affrontare il problema.
Molti potrebbero dire: Sai cosa? Pazienza, la Sardegna può vivere di turismo, può vivere di manifattura, può vivere di agroalimentare! No, purtroppo non è possibile, 50 anni fa sarebbe stata la norma ma oggi lavorare e vivere senza competenze digitali mettono a serio rischio qualsiasi possibilità di sviluppo economico ed umano perchè sia i cittadini ma soprattutto le imprese che producono ricchezza e sviluppo rimanendo ancorate al passato e senza i giusti strumenti rischiano di doversi rivolgere, per esempio, solamente al mercato interno che è comunque già molto limitato e con un potere di acquisto molto basso per beni e servizi.
La competenza digitale è fondamentale per competere e tenere testa alle realtà economiche oltre l’isola, il mondo digitale e quello della tecnologia possono consentire di crescere e trovare nuovi sbocchi commerciali oltre che favorire l’innovazione, la ricerca, l’occupazione e il lavoro.
Un esempio che possiamo fare abbastanza banale è senza dubbio la presenza delle imprese e dei cittadini sul web, il mondo digitale è vastissimo e va saputo usare e governare, internet è proprio questo, un mondo vasto in cui le imprese possono presentarsi letteralmente al mondo e poter aumentare i propri profitti, il problema è che moltissime imprese sarde ancora oggi nonostante tutte le possibilità infinite la loro presenza sul web è molto limitata o non viene valorizzata in maniera adeguata, oppure cosa ancora molto diffusa lavorano praticamente sempre offline.
I dati che sono stati analizzati da UnionCamere, Anpal ed Excelsior prendendo come riferimento l’anno 2023 parlano della Sardegna e si scopre che nel territorio mancano 17.720 addetti qualificati digitalmente: ben 7.750, il 43,7%, è molto difficile da reperire.
La maggior parte delle imprese in Sardegna sono medio-piccole o imprese artigiane, ovviamente non è tutto grigio e paradossalmente le imprese stanno cercando di operare nella transizione digitale e anche sull’intelligenza artificiale ma questa transizione nel mondo della tecnologia / digitale è frenata proprio dalla difficoltà di trovare personale adeguatamente formato e certificato che mettano in pratica l’uso dei nuovi strumenti.
In Sardegna per queste realtà è introvabile il 52,2% dei lavoratori con elevata richiesta di competenze digitali avanzate 4.0 (890 su 1.700); per la manodopera con competenze digitali di base è introvabile il 52,6% (910 su 1.730) e per le competenze e metodi matematici e informatici è introvabile il 52,6% dei lavoratori (1.010 su 1.920).
A livello nazionale sono oltre 125mila le micro e piccole imprese che hanno già varcato le frontiere dell’intelligenza artificiale, su un totale di 134 mila imprese italiane pioniere dell’IA. Su 449 mila lavoratori con elevate e-skill 4.0 richiesti dalle aziende, ne mancano all’appello 246 mila, pari al 54,9%. In generale, la scarsità di personale qualificato è indicato come il problema più grave dal 58,1% delle Mpi del nostro Paese, a fronte del 54,1% della media delle Mpi dell’Ue.
Un altro aspetto da considerare in Sardegna è sicuramente l’età della popolazione, nell’isola la media è molto alta e non aiuta sicuramente i lavoratori o possibili lavoratori sopra i 50 anni ad approcciarsi con il nuovo mondo delle tecnologie. Ma come vedremo anche nelle fasce di popolazione più giovani c’è tanto da fare.
L’accesso alle reti e connessioni veloci è un altro tassello fondamentale del puzzle, senza una rete di accesso ad internet veloce e capillare su tutto il territorio sardo si fa ovviamente più fatica, anche se come vediamo si sta facendo finalmente più di qualcosa su questo fronte grazie a i piani con fondi pubblici per fibra ottica e connessioni 5G.
Tutto parte dalla scuola e dalla formazione
Il problema della mancanza delle competenze digitali e tecnologiche in Sardegna secondo noi non può che unirsi al sempre più crescente abbandono scolastico, che purtroppo non si lega soltanto al digitale ma a tanti altri fattori che rendono la nostra isola poco competitiva e con un mercato del lavoro per niente dinamico ed innovativo in cui appunto si vanno poi a riflettere le mancanze appena citate su lavoro.
Non dovrebbe troppo sorprendere infatti che secondo i dati dell’Ufficio studi della CGIA la regione maggiormente in difficoltà è la Sardegna, che nel 2023 ha registrato un tasso di abbandono scolastico del 17,3%, il più alto d’Italia, seguono poi la Sicilia con il 17,1% e, sorprendentemente, la Provincia di Bolzano con il 16,2%.
Ovviamente questi giovani ragazzi che decidono di abbandonare gli studi difficilmente avranno la possibilità di avere adeguate competenze digitali e basi solide. Bisogna comunque dire che nonostante tutti i limiti della Scuola pubblica Italiana e di riflesso anche in Sardegna, si sta lentamente cercando di ammodernare i metodi di studio, la didattica e l’insegnamento, sia con l’utilizzo di strumenti digitali e anche proprio nella pratica, c’è ancora tanto lavoro da fare visto che per le persone nella fascia di età che va dai 16 ai 74 anni (presa in esame dal Report dell’Unione Europea “DESI” – Digitalizzazione dell’Economia e della Società) l’Italia è al 24° posto in classifica, sui 27 paesi dell’Unione, sulle competenze digitali di base.
Spesso in ogni caso i metodi di insegnamento e le ore messe a disposizione per l’apprendimento degli studenti hanno una forte carenza sulle competenze digitali che dovrebbero essere in realtà sempre più presenti ed avere un maggiore spazio in tutti i tipi di istituto, comprese le scuole dell’infanzia, per abituare sin da piccoli all’utilizzo e alla comprensione della tecnologia, molti progetti e ed esperimenti sono stati fatti negli ultimi anni in tal senso proprio nella scuola, ma è sicuramente necessario renderli strutturali e includerli nei programmi scolastici.
Ma c’è di più, oltre all’abbandono scolastico purtroppo chi decide di studiare e laurearsi in Italia sceglie praticamente tutto tranne che il campo ICT (Information and Communication Technology), quindi Informatica e Tecnologie Avanzate, ed è proprio questo il settore maggiormente richiesto al giorno d’oggi, qua l’Italia purtroppo è tristemente all’ultimo posto della classifica europea, come riportato qui sotto sempre dall’indice DESI.
Questo il perchè poi il mondo del lavoro si trova sguarnito proprio di queste figure e poi di riflesso le aziende sarde e italiane purtroppo non riescono a stare al passo di quelle degli altri paesi europei, soprattutto con quelli storici che puntano tantissimo sulle nuove tecnologie.
Senza alcun dubbio c’è anche il problema di dove vengono indirizzati i ragazzi nello studio e il momento in cui scelgono i percorsi di studio, molto probabilmente l’abbandono scolastico e il fatto di scegliere determinati percorsi è dovuto al fatto che molti si trovano spaesati e non hanno la consapevolezza di cosa “voler fare da grandi”, una brutta sensazione in cui è passato anche chi vi scrive, nonostante avessi la predisposizione e la passione per il mondo delle competenze digitali.
L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nelle aziende
L’intelligenza artificiale sta entrando sempre più di prepotenza in tutti i campi umani, vista la versatilità con cui questa nuova tecnologia può essere implementata in moltissimi campi, ma anche qui come per le competenze digitali va saputa usare e sapere come va applicata.
Information technology – Artificial intelligence Management System (AIMS) definisce l’intelligenza artificiale come la capacità di un sistema (informatico o telematico) di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività.
Le piccole e medie imprese utilizzatrici di sistemi di IA in Italia è più elevata nel manifatturiero dove è del 14,6% pari a 26mila imprese, seguito dai servizi con 12,2%, pari a 85mila imprese e dalle costruzioni con 11,5%, pari a 14mila imprese.
Un esame di maggiore dettaglio settoriale, disponibile per il totale delle imprese con almeno 3 addetti, evidenzia che le quote più elevate, e superiori al 20%, di utilizzatori di sistemi di IA nell’ambito del terziario si osservano per assicurazioni con 51,2%, servizi finanziari con 31,1%, vigilanza e investigazione con 26,7%, produzione di software, consulenza informatica con 26,7%, trasporto aereo con 25,5%, telecomunicazioni con 22,9%, ricerca scientifica e sviluppo con 20,6% e alloggio con 20,3%, mentre nella manifattura no energy, dopo la produzione del tabacco con il 50%, seguono i prodotti farmaceutici con 31,6% e i prodotti chimici con 25,1%, gomma e materie plastiche con 23,8%, macchinari ed apparecchiature con 23,2%, computer e prodotti di elettronica con 20,9%, bevande con 20,1% e stampa e riproduzione di supporti registrati con 20,1%.
Tra le professioni tecniche, la maggiore criticità riguarda elettrotecnici con il 91,5% delle entrate ad elevata richiesta da parte delle MPI di competenze digitali avanzate 4.0 che risultano difficili da reperire, tecnici della produzione di servizi con l’82,3%, tecnici web con il 76%, tecnici programmatori e tecnici dell’organizzazione e della gestione dei fattori produttivi, entrambi con il 73,2%, tecnici esperti in applicazioni con il 69,1%, tecnici della sicurezza sul lavoro con il 66,9%, tecnici gestori di reti e di sistemi telematici con il 66,7%, tecnici meccanici con il 61,5%, approvvigionatori e responsabili acquisti con il 60,5%, operatori di apparecchi per la ripresa e la produzione audio-video con il 58,1%, tecnici della pubblicità e delle pubbliche relazioni con il 56,1% e tecnici della gestione finanziaria con il 55,6%. Tra gli operai specializzati la maggiore difficoltà di reperimento riguarda attrezzisti di macchine utensili con l’88,3%, meccanici artigianali, riparatori e manutentori di automobili con l’84%, idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas con il 73,3%, elettricisti nelle costruzioni civili con il 67,8%, installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici con il 61,3% e montatori di carpenteria metallica con il 55,4%, Tra i conduttori di impianti la maggiore difficoltà di reperimento riguarda il totale (100%) degli operai addetti a macchinari per la stampa dei tessuti e i conduttori di macchinari lavorazione e conservazione carne e pesce. Seguono operai addetti a macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali con l’84%, operai addetti a macchinari per le confezioni di abbigliamento con il 78%, altri operai addetti a macchinari tessili e delle confezioni con il 76,3%, operai addetti a macchinari per produzione di manufatti in cemento con il 74,3%, assemblatori e cablatori di apparecchiature elettriche con il 62,4%, operai addetti a telai meccanici per la tessitura e la maglieria con il 62,1% e conduttori di macchinari per la fabbricazione articoli in plastica e assimilati con il 57,8%.
In conclusione…
Crediamo che la competenze digitali oggi sono più che mai importanti sia per la vita di tutti i giorni, per propria esperienza personale e professionale e per il mondo del lavoro, le strade per cercare di affrontare il problema possono essere molteplici, sicuramente la Regione e le istituzioni a tutti i livelli dovranno fare un bel lavoro per puntare sul mondo digitale. Ovviamente teniamo bene a mente che nonostante tutti i limiti la Sardegna ci ha comunque abituato ad avere delle eccellenze dal punto di vista tecnologico e digitale, sia dal punto di vista delle singole persone che delle aziende, basti pensare ai primati come il “primo sito web italiano” da parte del CRS4 nel 1993.